hideout

cultura dell'immagine e della parola

Approfondimenti: Cinema e Videoclip

Nel 1981 nessuno sapeva niente dei Bangles, un gruppetto pop dell’Oklaoma, finché una notte di agosto l’emittente americana MTV mette in onda il clip di Video Kill The Radio Star e nel giro di tre settimane la notorietà del gruppo esplode. Un piccolo dato che segna l’inizio di uno sconvolgimento nel mondo della musica e della sua fruizione televisiva. Da quel momento in poi si iniziano a produrre pellicole più sofisticate, come Whip it dei Devo, Every little things dei Police, I love Rock and Roll di Joan Jez, Rock in the Chasba dei Clash o Rio dei Duran Duran.

Ora il videoclip é uno dei fenomeni più interessanti di “contaminazione” fra diversi linguaggi e mondi espressivi, luogo d’incontro fra cinema e musica, fra tecniche filmiche ed elettroniche, fra linguaggi dell’immagine e del suono. Il mondo del videoclip, con la sua libertà espressiva si sta rivelando la palestra ideale di molti dei registi più interessanti degli ultimi anni.
Attraverso i videoclip musicali milioni di giovani ascoltatori si sono infatti trasformati in spettatori, partecipi di una nuova esperienza visiva che non è vincolata a nessun tempo o ad una significazione data, ma che vive e narra oggetti, fatti, luoghi, gesti, sogni, mondi naturali o sintetici, acquisendo nuovi stili e nuove espressività.Massive Attack - Karmacoma (1995)

Molti registi di fama si sono fatti le ossa con i Videoclip. Il regista Spike Jonze ad esempio che con le sue commedie cervellotiche ed irriverenti è riuscito a portare un po’ di scompiglio oltre le porte a tenuta stagna del mainstream cinematografico americano (con tanto di nomination all’Oscar).
Jonze (al secolo Adam Spiegel) comincia come fotografo ed editore di riviste sullo skateboarding (Dirt); in seguito (siamo agli inizi degli anni novanta) gira alcuni skate videos per la Chocolate e la Girl Skateboards, e da qui il passo verso i videoclip è scontato.
L’esordio con Hush dei Wax è datato 1992, e da qui in poi Jonze, con le sue opere folli e surreali, rivoluziona radicalmente gli standard del videoclip, facendo incetta di Mtv Music Awards.
Il primo grande successo arriva con il video Sabotage per i Beastie Boys. Ma la lista non si ferma certo qui: fra i grandi nomi passati sotto la pellicola di Spike Jonze figurano, frai tanti, i Chemical Brothers (Elektrobank); Bjork (It’s oh, so quiet; In our hands); i Daft Punk (Da Funk); i Weezer (che in Buddy Holly si ritrovano a suonare da Al per i personaggi di Happy Days). Blur - The Universal (1995)

Altri esempi sono fulminanti. Lui si chiama Roman Coppola, fratello di Sofia, la regista de “Il Giardino Delle Vergini Suicide” e figli di padre illustre. Tra i loro video più famosi dei fratellini c’é Playground Love, brano degli Air facente parte della colonna sonora del film di Sofia. Prima di questo Roman aveva lavorato per Daft Punk in Revolution 909, Cassius con La Mouche e Moby. Un personaggio a suo agio con la metafora del viaggio e della percezione è Jonathan Glazer regista del recente “Sexy Beast”. Il suo debutto nel 1995 lascia un segno fortissimo. L’omaggio è a Kubrick e al suo “Shining” ma il video è per Karmacoma dei Massive Attack. La canzone, stupenda quanto straniante, viene cucita alle immagini di quello che succede tra le stanze e i corridoi di un albergo dove domina il rosso, il contrasto tra i colori, i giochi di luce. Le altre prove non sono da meno: Karma Police per i Radiohead, Universal per i Blur, Into My Arms per Nick Cave. Ma è l’istinto sovversivo contenuto in Rabbit In Your Headlight degli UNKLE che lascia a bocca spalancata. Un barbone che cammina in un tunnel, sfiorato dalle auto, deriso dai conducenti, si rialza, poco dopo sopraggiunge un’altra vettura. Lui si ferma, spalanca le braccia nel segno della croce, l’auto si scontra con lui ed esplode.
[img4]
Ma la definitiva consacrazione “ad arte” del videoclip la danno i registi cinematografici che sempre più spesso sperimentano, cimentandosi in spettacolari videoclip, passeggiando indisturbati nei territori di una comunicazione sempre più globale e unificata. Cinema-musica-video. Strumenti diversi che ottengono lo stesso risultato: comunicano, emozionano. E’ il 1993: la voce di Bruce Springsteen ci trascina lungo le strade di Philadelphia, seguendo il percorso di un indimenticabile Tom Hanks gay-malato di Aids, protagonosta del film “Philadelphia”.
La regia è di Jonathan Demme. Streets of Philadelphia, canzone scritta e registrata dal Boss servendosi del synth e di un beat campionato.
Lo stesso Bryan De Palma si è lasciato sedurre dal fascino del videoclip, e ne ha realizzato uno nel 1986 per il pezzo “Dancing in the Dark”. L’impareggiabile maestro della cinepresa, esteta all’ennesima potenza, ha raccontato una canzone con la stessa maestria da narratore che sfoggia nel cinema. Trasformando i ritmi in piani-sequenza. Elevando il videoclip alla dignità artistica della settima arte.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»