AAA Lavoro cercasi
Dopo tante immagini di cronaca passate sui nostri TG a mostrare le lotte e le rivendicazioni dei lavoratori che in molti casi si sono mobilitati per difendere il posto di lavoro, arriva un’analisi sul feedback, sulle vite di queste persone, che restituisce una dimensione umana all’asettico resoconto degli avvenimenti di volta in volta all’ordine del giorno. L’interesse culturale e la transnazionalità del problema lavoro è sottolineato dalla contemporanea uscita di “Il posto dell’anima”, altra storia, questa volta italiana, di battaglie sindacali, a testimoniare l’attualità e la voglia di approfondire questo drammatico tema.
I 6 amici coinvolti nella chiusura del cantiere hanno situazioni familiari, aspettative e destini molto diversi. Santa è quello con il carattere più forte e a differenza di altri non ha il problema di una famiglia da mantenere. Pensa che la causa di tutte le loro sciagure sia stata la divisione dei compagni di lavoro e i compromessi con la proprietà che non hanno evitato, dopo i primi licenziamenti, la chiusura definitiva dello stabilimento. Non si sottomette alla logica della miglior offerta al minor prezzo e per questo sostiene che indipendentemente dai costi delle bevute, lui rimane fedele al loro quotidiano ritrovo, il loro bar. Se il cantiere ha chiuso è a causa di speculazioni edilizie e non della sua soccombente competitività di fronte ai nuovi mercati asiatici.
Di fronte alla scarsità di lavoro non si esita ad apostrofare negativamente gli stranieri e spesso gli stessi amici diventano dei pericolosi competenti, candidati a spartire l’esigua torta delle risorse.
Tra di loro c’è persino un russo, un ex astronauta arrivato quando il lavoro c’era, coinvolto nel crollo dell’unione sovietica e ora di nuovo per strada. Dispensatore di consigli e storielle sdrammatizza raccontando che “in Russia si è scoperto che tutto quello che si diceva del comunismo era falso, ma anche che tutto quello che si diceva del capitalismo era vero”. Ad alcune invocazioni divine risponde che “Gagarin di ritorno dallo spazio aveva visto il compagno Dio, che lo aveva pregato di riferire che non esiste.”
Per raccogliere dei soldi si fa di tutto, si distribuiscono volantini, ci si tenta di ringiovanire di una decina d’anni ai colloqui con abbigliamento giovanile e tinture, ci si improvvisa baby-sitter.
Diventa normale anche mangiare agli scaffali di un supermercato o scroccare un biglietto sul traghetto e il supporto di familiari e conoscenti diventa fondamentale.
Dove la famiglia tiene, ci si risparmia l’aggravante di nervosismo e spesso inutili liti domestiche, ma l’emergenza e la precarietà quotidiane portano anche alla rottura di un matrimonio e al gesto più drammatico della rinuncia alla vita per chi si sente, più debole, di aver perso tutto.
Agli antipodi c’è anche chi è riuscito a trovare un nuovo lavoro e ora sprona gli altri proponendo una visione alternativa della realtà. Il lavoro c’è ma bisogna accontentarsi, dopo 3 anni di mobilità qualcosa deve per forza saltare fuori, con i soldi di chi lavora si mantengono (ma quanto a lungo?) quelli che continuano a non avercelo, il mondo gira così e bisogna mettersi in gioco.
Agli antipodi c’è anche l’Australia, meta e sogno ambito e fantasticato del benessere sociale, diametralmente opposto allo scenario effettivamente cadente della realtà galiziana rappresentata.
Ad unirli tutti non c’è comunque solo l’impressionante quantità di alcolico consumata durante la proiezione (frase più pronunciata “dammene un altro”) ma anche la consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca, come si ritroveranno anche fisicamente.La voglia di sorridere nonostante tutto, amicizia, solidarietà, coscienza di classe, giorni della settimana che si confondono perché tutti uguali, lo spazio per qualche passione sentimentale, ci aprono la vista su una realtà autentica, imprevedibile, diffusa.
Meditiamo.
A cura di Lorenzo Lipparini
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