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cultura dell'immagine e della parola

Americana

Jessica Nessun concetto musicale, nessun musicista ora nei miei pensieri lontani. Niente copertine patinate, nessun bambino sull’altalena, o forse sì, un’ infanzia – dico ancora forse-, dettata stelle a strisce su di una macchina da scrivere un po’ confusa, a cui manca un indizio chiave: il non-ricordo.
Americana è MURDER, SHE WROTE, davanti ad un tè caldo e puzzo di febbre: non sono a scuola e lei scrive, colpita dai venti di una scogliera americana.lei è americana. Americana è il giubottino-gilet di Bon Jovi, palla di pelo che canta e le amiche-bambine ti fanno ingelosire ti tanta virilità da palco: saranno i cavalli del Texas. E allora giuro che un giorno sarò più cavaliere che Lancillotto. Ma poi mi perdo nella bandiera e conto le stellette: 50 mi dice l’insegnante,ed io gioco con i miei soldatini, e diventano dei colori della secessione. Gioco e penso, io non ho passione per l’altro mondo. È così bello solo il suo stereotipo. Cresco tra le cime della mia città, e crescono con me i grattacieli così tanto Empire State. Tutto così artificiale qui nel mio mondo-città, e allora abbraccio Giordano con i miei occhi: L’Egitto lontano riesce a lui come può calzare a me il sogno americano: non sono immaginario, né virtuale.
Jessica Lansbury è solo una vecchia nonna, un po’ sfigata tra l’altro: vivere nella campagna americana senza poter adorare il DIO pagano – grattacielo-luce-mi elevo.
Adoro l’altezza tanto quanto le vette di Babele: voluto mio destino… studiare le lingue. Ma è da qui che si afferma in me l’Apocalisse della lettura.
Tra le mani trovo
DELILLO PINCHON PALAHNIUK,
Chuck e capisco che solo dalla pubblica piazza puoi scorgere l’uomo nel fondo che osserva ma non interviene. Non è una bandiera la mia, ma è Kennedy alle 12:30, è un’immagine, è Rachel di V. , è Oswald di Libbra, è il lento corso di ideologie unite nell’enciclopedia del sapere-non conoscere. è, non è solo l’adolescente che riempie le patatine al curry di maionese al sesamo. È il consumo e l’immagine del consumo, una penna colorata che non usiamo, ma quando scrive arriva in un attimo in fondo alle pagine, scorgendo l’ultimo deserto prima della fine del mondo.
È Chuck che racconta l’immagine al silicone di chi ha paura del proprio mondo e ha deciso di rimpiazzarlo con le armi del suo pensiero: la rabbia, il silicone nei piedi, il sesso-morbo.
È l’immagine di autori che non conosci perché sono già entrati nelle tue unghie..pian piano come David nel suo corposo Velluto Blu.
Correte in nave e costeggiate il Tropico del Cancro.
Fidatevi del vostro buon senso,e non della vostra ideologia.

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