Un diario di immagini
Essere e avere, per usare una formula non originale, ma perfettamente calzante, è un documentario (o un film?) che non vuole dimostrare, ma mostrare. In questo aspetto si differenzia molto da Bowling a Columbine, che passando da argomentazione ad argomentazione arriva a tracciare una tesi ben precisa. Essere e avere non racconta neanche una storia: si compone di tanti episodi solo giustapposti fra loro (seppur seguendo un blando criterio cronologico); non essendoci un sillogismo né una sequenza narrativa che li mette in ordine. Forse Essere e avere è davvero, come è stato definito da Repubblica, cinema puro: non c’è infatti nessun logos, dimostrativo o narrativo, che organizza le immagini e ne dà un senso. Quello che conta sono gli episodi, gli avvenimenti catturati dalla mdp. Servono soltanto queste due unità per fare cinema: una mdp (un occhio, il prolungamento dell’occhio dello spettatore) e qualcosa che viene osservato. E nella realtà osservata sono già presenti le emozioni, le storie, i significati che il cinema può raccontare: le esperienze dei bambini contengono già in sé la comicità, la tenerezza e la tristezza, le piccole e grandi scoperte della vita. Non c’è bisogno di sceneggiature e di attori per farle emergere. Più che un documentario, Essere e avere è un diario visivo. La mdp annota a trattiene dei ricordi di un anno scolastico, come si fa con carta e penna. Come un diario, è intimo e intimista. Il motivo per cui si pubblica un diario, però, è un carattere di straodinarietà: della persona che l’ha scritto, della situazione o dell’epoca che rappresenta. Qui, invece, i bambini sono adorabili/detestabili come tutti i bambini, qualcuno è bravo e qualcuno no; e il maestro è a volte simpatico e altre volte insopportabile, come quando pretende che i bambini rispondano “Oui, monsieur”; e anche gli episodi raccontati sono sia profondi che quotidiani (una sequenza intera per un bambino che si lava le mani). Eppure per tutto il film si respira un’aria di Arcadia, di idillio, che alla lunga può davvero nauseare: il paesaggio montano del Massiccio Centrale con la neve e le mucche, il buon maestro che insegna i valori della vita e i bambini che a volte fanno disperare ma alla fine sono tanto bravi sono mielosi come il libro Cuore.
A cura di Fabia Abati
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