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cultura dell'immagine e della parola

Il regno sopra le nostre teste

Il regno sopra le nostre teste

Non sembrerebbero necessarie molte parole per recensire un film (se proprio così lo si vuole chiamare) di questo tipo. Siamo abituati a parlare di sceneggiature solide, dialoghi ben scritti, personaggi costruiti in un certo modo e stili di regia che ci mostrano il mondo rappresentato, in questo caso discorsi di questo tipo non sembrano aver molto senso. “Il popolo migratore” è infatti interamente costruito dallo scorrere di splendide immagini, una musica poco invadente ed una voce narrante che s’inserisce molto raramente: una struttura molto semplice e scarna che ci porta ad osservare da vicino un anno di vita di alcune specie di uccelli. Una semplicità che però è solo apparente se si pensa agli sforzi e alle tecniche di ripresa utilizzate per realizzare questo film. Ci sono voluti quattro anni di lavoro e di spostamenti attraverso tutto il pianeta in qualsiasi condizione climatica e per seguire gli spostamenti dei volatili ed osservarli da vicino senza disturbarli sono stati utilizzati apparecchi aerei molto leggeri e silenziosi, vele da parapendio motorizzate e dei mezzi anfibi telecomandati a distanza capaci di supportare la cinepresa. L’effetto è decisamente strabiliante: ci troviamo praticamente a volare a fianco degli uccelli a velocità ed altitudini molto elevate sullo sfondo di splendidi paesaggi. La fotografia è eccezionale e denota ancora di più un lavoro d’equipe di grande abilità e maestria. Un film che è un viaggio, per i nostri occhi e i nostri sensi, in cui basta lasciarsi trasportare dal flusso delle immagini che ci scorrono davanti agli occhi e con esse lasciarsi affascinare da un mondo che conosciamo così poco ma che nasconde dentro sé un fascino incredibile. Incredibile è la forza e la costanza di questi animali, l’“eroica” tenacia con cui percorrono migliaia e migliaia di chilometri per poter permettere al ciclo della vita di proseguire. Incredibile è sapere che ogni giorno sopra le nostre teste c’è un mondo, c’è un popolo, appunto, che vive e compie delle imprese straordinarie. Il ciclo della vita, quindi, sembra essere il motore che spinge questi animali ad imprese tanto “epiche”, nonostante l’uomo ne complichi così tanto il suo naturale svolgersi con la sua presenza invadente, i suoi fucili, le sue città e le sue fabbriche inquinanti. Solo due persone sembrano poter convivere pacificamente con questo popolo dell’aria: una vecchia contadina ed un bambino, come dire due figure al di fuori del mondo moderno e del suo progresso. La natura, con questa pellicola, ci dimostra ancora una volta di essere straordinaria nella sua arcana ed infinita ciclicità, ma l’uomo, con la sua smania di progredire senza mai fermarsi ad osservare il cielo, saprà lasciarle spazio per continuare ad essere tale?

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