Faccia di pietra
Se ne sono andati a poco tempo di distanza l’uno dall’altro James Coburn e Rod Steiger, i due protagonisti di “Giù la testa”. Nella pellicola Leoniana erano uniti dall’oro, dal sangue e dalla rivoluzione messicana. Nel finale Steiger si chiedeva desolatamente che avrebbe fatto da solo, senza l’amico-nemico irlandese. Questa volta James ha deciso di seguirlo. Beffardo e sorridente come al solito. Ma il suo era un triste sorriso di chi sa delle vanità della vita e degli ideali. E sa che alla fine ci sarà solo una “grossa fregatura”.
Malgrado la varietà dei film interpretati il suo viso resterà legato alle caratterizzazioni di avventurieri rudi e amareggiati. La sua faccia di pietra era scolpita dal piombo, dalla dinamite e dalla battaglia. Il suo era un volto da leggenda.
Le praterie del west
Date le caratteristiche prima descritte non poteva non essere l’interprete ideale di tutta una serie di western, alcuni dei quali entrati nel mito. Predilezione particolare provava per lui il regista-combattente Sam Peckinpah. Lo utilzzò dapprima in un ruolo secondario in “Sierra Charriba”, opera volgarmente massacrata dalla produzione; poi, come protagonista in quella ballata splendidamente crudele che è “Pat Garret e Billy the Kid”, uno dei suoi ruoli più memorabili. La sua recitazione era pervasa di virile lirismo. Il suo viso sofferto spiccava nello spietato fatalismo della storia. Rispettava il nemico, roprio per questo era più vicino a Billy che agli altri tutori della legge, per i quali mostrava un malcelato disprezzo. E la sua vittoria sarà tinta d’amarezza.
Altro grande western il già citato “Giù la testa”, che inizialmente doveva essere diretto proprio da Peckinpah. Per lavorare con Leone, accettò di improvvisare sul set, secondo il metodo del regista romano. Privilegio che non avrebbe concesso a molti, una star come lui… Il risultato fu un capolavoro registico e interpretativo. E un altro grande avventuriero tra le sue caratterizzazioni.
Venti di guerra
Peckinpah lo rivolle poi per il bellico “La croce di ferro”. Nello stile del cineasta californiano i protagonisti non erano eroici americani con un destino di gloria, bensì nazisti destinati alla morte e alla sconfitta. L’interpretazione intensa di Coburn e il talento allucinato di Peckinpah condannano la guerra esaltando l’eroismo.
Ne “La grande fuga” sarà l’unico a riuscire a fuggire, l’unico che non verrà nè ucciso nè imprigionato.
Ci piace ricordarlo con questi film, epici e giganteschi, come lui sapeva essere: EPICO E GIGANTESCO.
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