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Dal buio e dal cielo

Dal buio e dal cielo

Insonnia, lucida tortura che ti costringe a rotolarti in solitudine per ore nella notte. Morbo ingiustificabile che sostituisce alla dolcezza di Morfeo angoscia e stress, e che rievoca incubi mai sopiti. Homer soffriva di insonnia da diciotto anni. Homer B. Alienson ne soffriva da quando, durante la separazione dei genitori, gli era capitato di vedere il film l’invasione degli ultracorpi e aveva capito che le persone intorno a lui erano diverse. Diciotto anni di veglia, diciotto anni di passeggiate notturne per Aberdeen, una città di boscaioli e pioggia al nord di Seattle. Notti di vagabondaggi per i boschi e lungo la fangosa riva del Wiskaha, di urla lanciate dalla cima di una catasta di legno. Tutto ciò fino alla notte in cui incontra un vagabondo della sua età, Kurt, un giovane simile a lui, molto simile, praticamente la stessa persona. Kurt gli farà conoscere il sistema, ambrata e appiccicosa polvere amara come fiele al palato ma dolce miele dell’anima. Il sistema che gli farà sconfiggere il morbo, il sistema che gli permetterà di essere finalmente integrato in qualcosa, il sistema che lo porterà a porsi la domanda:“e l’amore?”. Si perché ora Homer ha un amico in Kurt, un’integrazione nel sistema, ma ancora non ha l’amore. Una donna. Anzi non una donna, perché gli esseri umani sono diversi, dovrà essere Un’altra cosa, un amore dell’altro mondo. Kurt mette su una band con un nome che richiama una filosofia orientale o giù di li, diventa famoso e comincia ad andare in tour, e lui decide di lasciare l’amico e Aberdeen e girare gli U.S.A. accompagnato solo da una palla da baseball piena di sistema. Girerà fino a che giunto a Rachel in Nevada, un paese neanche segnato sulle cartine, dove tutti vengono a cercare alieni, capirà che è li che troverà il suo amore dell’altro mondo. Un amore che si consumerà malamente in una miniera di tungsteno. Questo però accadrà solo dopo che avrà vuotato la palla e la sua vita avrà subito diverse svolte.
Malinconicamente dolce e squisitamente schizofrenica è la visione che ci appare di un giovane Kurt Cobain, il musicista simbolo delle rivoluzioni postmoderne. Un gran bel romanzo che riesce a darci uno spaccato fedele di quello che furono i fantastici anni novanta, che ci racconta attraverso un alieno il lato più umano di un artista, e che intanto richiama anche i nostri bisogni più profondi. Chi non ha mai nascosto dietro ad un sistema il suo bisogno di affetto, di comprensione, d’amore?

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