Bagni nella laguna
Roger Dodger
Titolo originale: Roger Dodger
Regia: Dylan Kidd
Sceneggiatura: Dylan Kidd
Fotografia: Joaquin Baca-Asay
Montaggio: Andy Keir
Musica: Craig Wedren
Interpreti principali: Campbell Scott, Jesse Eisenberg, Isabella Rossellini, Elizabeth Berkley,
Jennifer Beals
Produzione: Holedigger Films Inc.
Origine: USA, 2002
Durata: 104’
Colore
Roger si considera un maestro nell’arte di “saperci fare” con il gentil sesso; un giorno riceve la visita di suo nipote Nick: durante una movimentata notte cercherà di iniziarlo ai misteri della “caccia” alla femmina: senza troppo successo, peraltro.
Uno dei film meglio accolti dal pubblico di Venezia è stato senza dubbio Roger Dodger, opera prima dello statunitense Dylan Kidd. Roger è un trentenne, soprannominato “svicolo” (dodger) per il modo in cui riesce a volgere qualsiasi discussione a suo vantaggio grazie alle proprie capacità affabulatorie. Un giorno egli riceve la visita di suo nipote: il ragazzo vuole qualche dritta su come comportarsi con l’altro sesso.
Nel giro di una notte, l’inesperto nipote di Roger avrà tre contatti femminili di intensità crescente: ciò che otterrà non sarà tuttavia merito dei consigli dello zio, che si rivela essere molto bravo a parole, meno ai fatti.
Ciò che rende particolare questa pellicola è il fatto che nessuno dei due personaggi cambia dopo la notte: non c’è la solita influenza reciproca, l’uno che diventa un po’ dell’altro e viceversa: il giorno seguente il nipote non ha perso fiducia nei confronti dello zio; questi poi ha mantenuto intatte le sue convinzioni sulle donne.
Insomma, due personaggi veri: complessi e realistici, dalle mille sfaccettature.
Il film fonda la sua forza sulla sceneggiatura e nei dialoghi, davvero intelligenti, arguti.
In amore, nel sesso, si fa un gran parlare; a specchio poi di un grande impaccio in sede di azione: Roger Dodger getta uno sguardo su tutto questo.
L’homme du train
Titolo originale: L’homme du train
Regia: Patrice Leconte
Sceneggiatura: Claude Lotz
Fotografia: Jean-Marie Drejou
Montaggio: Joelle Hache
Musica: Pascal Esteve
Interpreti principali: Jean Rochefort, Johnny Hallyday, Nelly Borgeaud, Jean-Francois
Stevenin
Produzione: Cine’ B, Canal +, Eurimages, Fcc, Film Council
Origine: Francia, 2002
Durata: 90’
Colore
Un rapinatore arriva in una cittadina di montagna; un vecchio professore, istintivamente, lo accoglie in casa sua. Il primo rappresenta la vita avventurosa che il professore ha sempre sognato; quest’ultimo, quella serenità domestica che il rapinatore ormai stanco desidererebbe.
Passeranno insieme tre giorni, in attesa di un sabato importante per entrambi: in programma una rapina per l’uno, un intervento al cuore per l’altro.
Il nuovo lavoro di Patrice Leconte ha come protagonisti un gangster e un vecchio professore. Il primo è interpretato da Johnny Hallyday, popstar francese. Il secondo dal bravissimo Jean Rochefort.
Il gangster è ospite del professore: lo conosce appena, ma è attratto dal mondo sicuro e rilassante in cui vive il professore. E’ stanco: stanco di non avere un riferimento, una casa.
Anche il professore è insoddisfatto: dopo una vita passata tra quelle mura si sente più impagliato della vecchia poltrona sulla quale è seduto.
Tre giorni insieme, prima di un appuntamento decisivo per entrambi: una rapina per il gangster, un intervento al cuore per il professore.
Film piacevolissimo, pieno di spirito e di virile complicità: quello del professore, poi, è davvero un personaggio di quelli a cui ci si affeziona sin dal primo momento.
Anche Hallyday non sfigura: dà al suo gangster un’aria pensosa e malinconica, davvero azzeccata.
Presente in concorso, L’homme du train è stato da subito uno dei film più apprezzati del Festival.
A Snake of June
Titolo originale: Rogukatsu no hebi
Regia: Shinya Tsukamoto
Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto
Fotografia: Shinya Tsukamoto
Montaggio: Shinya Tsukamoto
Musica: Chu Ishikawa
Interpreti principali: Asuka Kurosawa, Yuji Koutari, Shinya Tsukamoto
Produzione: Shinya Tsukamoto per Kaijyu Theater
Origine: Giappone, 2002
Durata: 77’
Colore
Rinko e Shigehiko sono due coniugi; la loro sembra un’esistenza felice: in verità la loro vita sessuale è inesistente. Un giorno, la donna riceve per posta delle foto che la ritraggono mentre si masturba; l’uomo che la ricatta la sottoporrà a delle prove che come un fiume in piena travolgeranno lei e il marito, e la loro immota sessualità.
Bianco e nero che butta sul blu. Montaggio frenetico, presenza di inserti (acqua che scende in uno scarico, lumaca che scivola su una foglia bagnata, per dirne un paio).
Argomento: il rapporto con il corpo. Stile e temi del regista nipponico Shinya Tsukamoto (“Tetsuo”, “Gemini”) sono inconfondibili.
A Snake of June è la storia di una donna che viene fotografata di nascosto da un uomo, che poi la ricatta costringendola a compiere in pubblico azioni “proibite”, da lei immaginate solo nell’intimità (un esempio, il più soft: andare in giro tra la gente con una minigonna cortissima, senza indossare biancheria intima). Quest’uomo intende dare alla donna la possibilità di essere libera, di fare ciò che realmente vuole.
Verrà coinvolto anche il marito della donna: per entrambi ciò che inizialmente pare essere un incubo si rivela una liberazione, un esplosiva reciproca cognizione delle proprie represse sensualità.
L’acqua, l’elemento liquido è costante per tutta la durata del film: anch’essa esploderà in una pioggia torrenziale, travolgente.
Presentato nella sezione Controcorrente, A Snake of June è un’altra riuscita opera di Tsukamoto: ha ricevuto il premio speciale della giuria.
A cura di Mario Bonaldi
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