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cultura dell'immagine e della parola

Quei bravi ragazzi (del MilanoFilmFestival)

Dieci giorni (dal 14 al 22 settembre); 45 cortometraggi (scelti tra gli oltre 1200…) e quattro lungometraggi, provenienti da 25 paesi: questi i dati principali della settima edizione del MilanoFilmFestival che, nella prestigiosa cornice del teatro Strehler-Piccolo teatro (vero e proprio tempio della cultura milanese); come già nella precedente edizione, trasformato in cinema, ha visto un’enorme affluenza di pubblico (in gran parte giovane) attirato dall’atmosfera di “fatto in casa”, caratteristica di questa realtà, dalla qualità dei prodotti presentati e dagli eventi paralleli (nella piazzetta davanti al teatro si sono organizzati concerti ,dj set, il tutto affiancato da un semplice bar) che hanno offerto ai giovani ( e non solo) la possibilità di una stimolante e diversa serata.
Nato nel 1996 come evento assolutamente amatoriale, 10 corti milanesi proiettati in un centro sociale davanti a un ristretto gruppo di ragazzi (come ci racconta il direttore Beniamino Saibene nell’intervista che segue) è oggi, con decine di migliaia di bandi spediti in tutto il mondo, un Festival di primo piano all’interno del panorama nazionale e non solo. Nonostante la straordinaria crescita di pubblico e d’importanza, testimoniata dai numerosi articoli comparsi su quotidiani e riviste, lo staff direttivo non si è montato la testa mantenendo un’atmosfera semplice, giovanile ed informale (cosi’ lontana dalla serietà dei grandi festival) riuscendo ad allargare il solito pubblico di soli cinefili che abitualmente segue queste manifestazioni.
Questo clima apparentemente “scanzonato” non deve far pensare che non ci sia una concreta proposta politico-culturale, una precisa idea di cinema: un cinema indipendente diretto da registi esordienti (accedono al concorso lungometraggi solo opere prime o seconde e, a quello cortometraggi solo film di recentissima produzione); che difficilmente trova una visibiltà nei circuiti tradizionali.
Il Festival, che nasce in seno all’associazione Esterni, promotrice di alcuni happening ed eventi culturali all’interno della scena milanese (per chi è interessato www.esterni.org); ha un cartellone assolutamente eterogeneo (anche in questo così diverso dalla “seria omogeneità” di certe manifestazioni più istituzionali): dai 3 minuti in digitale a corti d’animazione fino a prodotti più complessi per durata, mezzi impiegati e professionalità. Al di là della mescolanza di generi e stili il livello dei film si è dimostrato buono, se non in alcuni casi ottimo: come nel caso di “Memphis”, vincitore della sezione corti, “Mihai si Cristina” di un giovanissimo regista rumeno, vincitore del premio del pubblico, l’americano “The provider” e “Onde” girato in VHS da una regista turca, che dimostra come , anche con pochi mezzi, basti un’idea forte e originale per colpire lo spettatore, menzionati dalla giuria, che in questa edizione è composta dalla redazione della rivista “Duel”.

Se il direttore Saibene, giudica incredibile l’evoluzione del Festival, noi rimaniamo sorpresi, (stupefatti…) a pensare come un giovanissimo e ristrettissimo staff, riesca a organizzare un Festival, che a Milano è ormai un evento, creando, inoltre, la possibilità di serate anche culturalmente stimolanti, nel “grigio” panorama milanese… scusate se è poco.

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