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cultura dell'immagine e della parola

Caleidoscopio della nuova guerra

Caleidoscopio della nuova guerra

1 tappa: entro di corsa nel cinema, ritardo fisiologico, e non riesco a capire il riferimento a una lettera, scritta molto bene, una calligrafia quasi ottocentesca, da pennino. Mi giro e sono quasi da solo in un pomeriggio estivo, sollazzato da un venticello ahimè artificiale.
Cosa devo aspettarmi?
Un documentario contro il governo, forse poco obbiettivo.
Forse Carlo Giuliani sarà solo citato.

2 tappa: invece mi sbagliavo.
La prima parte, dominata dalla madre di Carlo Giuliani che parla del figlio, è in semplicità la voce e lo sguardo della donna che guarda con passione il figlio che ricerca nelle foto, nei gesti che le sono stati raccontati, scardinati, tagliati minuto per minuto.
Come una donna può raccontare la morte di un figlio, il dolore per uno Stato che cerca di occultare le immagini? Come può cercare di renderlo un normale ragazzo con i suoi difetti di egocentrismo, con la sua rabbia e non un barbone punkabbestia come è stato descritto?
Può solamente con la sua voglia di trovare la verità, uscire dal caso televisivo per addentrarsi nella propria ossessione di approfondimento, di ricerca.
“Conosci bene il proprio nemico” mi viene da dire.

3 tappa: qual’ è la realtà?
Nel tripudio di testimonianze, di cose dette e non dette, di elicotteri che c’erano, ma forse no, la Comencini ha montato perfettamente un’idea collettiva reale (NdR: a cui io sono perfettamente vicino); che non dà via di scampo perché è e rappresenta una cronaca quasi in diretta di verità vicine a chi era dall’altra parte. E non era vestito di nero.

4 tappa: seconda parte del film. Le testimonianze degli amici e dei parenti.
Da tralasciare. Troppo emotiva e individuale. Fa perdere la lucidità matematica della prima parte.

Traguardo e note: sentirsi coinvolti nella poli(S)tica, sempre. Esco dall’Anteo e riesco a capirlo ancora di più. Attraverso un semaforo e so comunque di aver fatto una scelta. Anche se non ho trovato uno scotch marrone per terra, so di aver fatto la mia scelta. E di essere fiero, comunque.

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