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Nouvelle Vague dell’anno 2002

Nouvelle Vague dell’anno 2002

Era dal 1994 che in Italia non si vedeva un film di Jacques Rivette. Le ultime due creature del settantaquattrenne regista francese non sono infatti mai state distribuite nel nostro Paese, ed dopo il bellissimo “Giovanna d’Arco” e “Alto basso fragile” nulla è arrivato nelle nostre sale. E il ritorno del maestro della nouvelle vague è decisamente interessante. In tutti questi anni infatti Rivette non ha mai dimenticato di essere Rivette. La libertà registica e creativa degli anni Sessanta è ancora oggi viva e presente, e tra un piano sequenza ed un calibrato intreccio narrativo sembra davvero di rituffarsi nella nouvelle vague. La novità più piacevole è l’allegria e l’ottimismo che Rivette mette nella sua opera, mai così positiva in cinquant’anni di carriera. Un plauso va poi alla scelta degli attori. Su tutti Sergio Castellitto, capace di passare dalla fiction al cinema d’autore così come nel film passa dal teatro alla vita reale. Molto curata anche la sceneggiatura, realizzata dallo stesso Rivette con i fidi collaboratori Bonitzer e Laurent. Sempre adeguata al tono leggero del racconto, contiene alcuni dialoghi, superficiali in apparenza ma in realtà profondi, da ricordare.
Un difetto c’è però, ed è la durata. Più di due ore e mezza sono eccessive per una commedia dai toni così leggeri, che si dilunga troppo nella messa in scena delle pièces teatrali. Ma Rivette ci ha abituato a film lunghissimi (i trecentotrentasei minuti di “Giovanna d’Arco” non sono un’eccezione) e dunque gli appassionati del regista francese potranno non trovare un difetto nella lunghezza.
Il giudizio sul film rimane infatti globalmente positivo, e può essere benissimo rappresentato da una bellissima sequenza. In una delle poche scene girate in esterni, in una commedia dominata da interni, Camille esce da una casa e fugge sui tetti parigini. Con un gusto quasi surreale, la leggerezza di Camille è la stessa dell’intera opera, la sua grazia è quella che sembra essere concessa solo ai francesi. Tanta armonia che si ricompone nel bel finale che, nello stile della commedia goldoniana, procede al lieto fine e alla ricomposizione delle coppie.

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