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La mosca, metamorfosi globale

La mosca, metamorfosi globale

Il tema della mostruosità fisica è ricorrente nella cinematografia ed è il punto centrale che affronta Cronemberg ne “La mosca”. Si potrebbe superficialmente dire che siamo davanti un film horror, che punta sulla deformità solo per “apparire”, ma in realtà la tematica principale è quella della metamorfosi fisica e mentale che procedono di pari passo.
L’ossessione per gli abissi della mente, per la malformazione vista come fattore estraniante dalla società comune, le assurdità che vediamo: le parti umane decadenti conservate nello scaffale del bagno come cimeli, vomitare il succo digerente sul cibo per risucchiarne la linfa vitale, la pelle che diviene dura e rugosa, la peluria irta e rada, diventano le uniche “visioni” possibili e plausibili che qualsiasi altro cineasta avrebbe trasformato in noiose e lineari trame horror.
Come tutte le creature mostruose ed uniche, si isola, si vergogna, si guarda con disprezzo, diffida del prossimo, ma la sua deformità contagia anche l’amore che dapprima cerca di superare il conflitto tra l’aspetto esteriore e l’amore per la mente, ma alla fine sarà la paura di andare incontro a qualcosa di diverso a dominarla; così la brava Gina Davies, sarà tormentata anche dall’incubo di portare il seme della deformità dentro di lei e cercherà di estirparlo…
L’impatto visivo della pellicola è molto forte, come del resto accade per tutti i film di Cronemberg, in particolar modo la sequenza dove le mutilazioni e la metamorfosi finale con la caduta delle ultime parti umane e la trasformazione completa nella Mosca-Uomo, agghiacciante rappresentazione di un aborto generato dalla manipolazione umana della natura.
Visivamente ancor più inquietante è la scena finale, dove la Mosca-Brundle verrà fusa con la telecapsula, generando un essere a metà tra una mosca-uomo ed un oggetto inorganico, talmente mostruoso ed orrorifico, così al di là dell’ordine naturale, da essere ripugnante anche per se stesso fino a desiderare la morte.
Il dottor Brundle vedrà l’inizio della sua metamorfosi come il primo passo per progredire verso una forma superiore, ma ben presto si accorgerà che i cambiamenti fisici sono così drastici e orrendi da portarlo a perdere totalmente la sua “umanità” in senso fisico e così lo spingeranno verso il folle tentativo di riacquisirla al meno in parte sacrificando l’amata ed il futuro nascituro.
La Brundle-mosca nella sua alterazione è lì a rappresentare la diversità in senso fisico, che nel film è ampliato verso uno stato di deformità, ma che in realtà viviamo tutti i giorni, meno amplificato, meno marcato ma presente. Può essere il solo colore della pelle, la semplice dentatura, il nostro viso o il colore dei capelli a portare chi ci incontra a giudicarci, catalogarci e magari isolarci dal loro gruppo etnico o religioso.
Tutto questo per una semplice diversità fisica, che in fondo non è altro che una deformità meno amplificata, che magari poi porterà il discriminato verso la follia della Brundle-Mosca, per cercare di essere accettato in un limbo di perfezione fisica.

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