Tutti gli uomini di Cannes II
PAUL T. ANDERSON
Nasce nei pressi di Los Angeles il primo gennaio del 1970. Il padre è un doppiatore di successo. Dopo una carriera scolastica travagliatissima si iscrive alla New York University Film School che frequenta per appena due giorni. La sua passione per il cinema lo spinge a collaborare fin da giovanissimo a progetti indipendenti.
Scrive una sceneggiatura per un corto intitolato “Cigarettes and Coffe” con il quale ottiene un riconoscimento al Sundance Film Festival del 1993. Da questo corto riesce a realizzare un lungometraggio all’interno del Sundance Institute intitolato “Hard Eight” (“Sydney” in Italia) che presenta a Cannes nel 1996, ottenedo così notorietà a livello internazionale.
Il suo secondo film, “Boogie Nights”, ambientato nel mondo cinema porno, ottiene un grande successo di critica e tre nomination agli Oscar.
Nel 1999 esce “Magnolia”, un imponente affresco altmaniano sull’America di oggi. Il film si aggiudica l’Orso d’oro a Berlino e ottiene una nomination per la miglior sceneggiatura agli Oscar, confermando il talento di questo giovane cineasta.
Ha partecipato al Festival di Cannes di quest’anno con “Punch-drunk love” con il quale ha vinto la Palma d’oro per la miglior regia. Il film narra la storia d’amore tra un piccolo commericiante che non si è mai innamorato per la presenza di sette sorelle repressive e una donna misteriosa che entra improvvisamente nella sua vita. Il titolo sta ha indicare lo stato mentale di “stordimento” che provoca l’innamoramento.
MICHAEL WINTERBOTTOM
Inglese di Blackburn, classe 1961, si laurea in Lingua e Letteratura Inglese ad Oxford per poi intraprendere studi cinematografici a Bristol e a Londra. Inizia a lavorare per alcuni canali televisivi fino ad approdare alla BBC, dove, tra i suoi vari lavori, realizza un importante documentario sulla vita e l’opera di Ingmar Bergman.
Esordisce al cinema nel 1994 con “Buttrefly Kiss”, che racconta una storia d’amore lesbico dai tratti sado-maso. L’anno successivo dirige “Go Now” con il quale partecipa al Festival di Venezia. Nel 1996 realizza “Jude” tratto da un racconto crudo e tragico di Thomas Hardy. Nel 1997 presenta a Cannes “Benvenuti a Sarajevo”, una sorta di film-documentario sulla guera in Bosnia vista attraverso gli occhi di alcuni reporter occidentali. Dopo “With or without you” (presentato a Venezia nel 1999); nel 2000 gira “Le bianche tracce della vita” con Milla Jovovich e Natassja Kinski, un melodramma ambientato nella Sierra Nevada della metà dell’ottocento (ancora tratto da un romanzo di Hardy).
Approda a Cannes 2002 con “24 hours party”: la pellicola narra la nascita e la caduta di una casa discografica di Manchester (la Factory) tra il 1976 e il 1992. Tra sesso, droga e rock’n roll assistiamo alla nascita di band famose come i Joy Division e i New Order. Dopo una filmografia caratterizzata da tematiche drammatiche, Winterbottom gira un film decisamente più divertente e leggero.
ABBAS KIAROSTAMI
Nato a Teheran nel 1940, Kiarostami è oggi considerato il più importante ed influente regista del cinema iraniano.
Studia Belle Arti a Teheran e dopo la laurea lavora come pubblicitario. Negli anni Sessanta collabora a numerosi spot e a fiction. Nel 1969 fonda l’Istituto per lo sviluppo intellettuale dei bambini e degli adolescenti che diventerà ben presto il centro principale di ricerca del cinema iraniano.
Il suo primo lungometraggio, “Il viaggiatore”, risale al 1974. Con “Dov’è la casa del mio amico” vince il Pardo d’oro al Festival di Locarno del 1987. Il film, che racconta la semplice vicenda di un bambino che cerca di trovare la casa di un suo compagno per potergli restituire il quaderno, esprime quello stile semidocumentaristico, scarno ma allo stesso tempo molto poetico che caratterizzerà la sua filmografia e lo farà apprazzare dalle giurie dei festival europei.
Con “Sotto gli ulivi” (1994); manifetso della sua poetica cinematografica, Kiarostami diventa conosciuto anche in Europa. Nel 1997 si aggiuduca la Palma d’oro a Cannes con il “Sapore della ciliegia” e nel 1999 il Gran Premio Speciale della giuria al Festival di Venezia con “Il vento ci porterà via”. Nel 2001 realiza “ABC Africa”, un documentario che racconta la piaga dell’AIDS nel continente africano.
Quest’anno è a Cannes con “Ten”: dieci sequenze girate interamente all’interno di auto che raccontano le vicende di sei donne (che potrebbero essere una sola) e le sfide che devono affrontare in particolari momenti delle loro vite.
ALEKSANDR SOKUROV
[img4] Nasce in Russia nel 1951. Dopo essersi diplomato nel 1968 s’iscrive alla facoltà di Storia dell’Università Gorky. Durante gli anni dell’università Sokurov collabora assiduamente alla Gorky Television come produttore e assistente tecnico. Si laurea nel 1974 e l’anno succussivo entra nella scuola di cinematografia di Mosca. Qui incontra molte difficoltà a causa degli scontri con l’amministrazione dell’istituto che accusano i suoi lavori di formalismo e anti-sovietismo. Nel 1979 riesce comunque a diplomarsi.
Fino alla metà degli anni ’80, comunque, i suoi film e i suoi documentari verranno bloccati dalla censura sovietica. E’ alla fine di questo decennio che Sokurov riuiscirà a partecipare con la sua opera ai maggiori festival internazionali.
Il suo primo film distribuito in Italia è “Madre e figlio” del 1997 in cui racconta la vicenda di un figlio che assiste la madre morente. Il film viene accolto dalla critica come un capolavoro assoluto per lo stile geniale, espressionista e personalissimo del regista.
Nel 1999 realizza “Moloch”: un film non facile che racconta ventiquattro ore nella vita di Hitler durante la primavera del 1942 presso la sua villa nelle alpi bavaresi. Il film vince il premio per la sceneggiatura a Cannes e riconferma il talento visionario del cineasta russo.
Si presenta quest’anno a Cannes con “Russian Ark”. E’ la storia di un regista che si ritrova, senza sapere come, nell’Ermitage di San Pietroburgo agli inizi del ‘700. Da qui inizierà un viaggio allucinato tra i corridoi e i saloni del palazzo attraverso la travagliata storia russa, tra zar che si succedono e rivoluzioni…
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